”La deposizione di Cristo” di Jacopo Tintoretto

Entrata nella sala del Museo Diocesano di Milano dove è esposta la Deposizione di Cristo dalla Croce di Tintoretto, mi sono trovata davanti a un’opera che toglie il fiato. L’ho osservata a lungo, lasciandomi avvolgere dai suoi contrasti di luce e ombra, dal movimento quasi frenetico delle figure, dalla tragicità silenziosa che attraversa la scena.

È un quadro potente, capace di toccare corde profonde. Il corpo senza vita di Cristo, retto con fatica da Giuseppe d’Arimatea, sembra pesare non solo fisicamente, ma anche simbolicamente: è il peso del dolore, della perdita, della fine di un cammino. Maria Maddalena allarga le braccia in un gesto disperato, mentre la Vergine è svenuta, sopraffatta dal dolore.

Mi ha colpito sentirmi raccontare che per tanto tempo quest’opera sia stata quasi dimenticata. Era in condizioni molto compromesse, forse anche a causa delle difficoltà che Tintoretto aveva nel mescolare i colori, e il suo restauro ha permesso di restituirle la sua bellezza originale.

La mostra, però, non si ferma alla sola Deposizione. Quattro artisti contemporanei – Jacopo Benassi, Luca Bertolo, Alberto Gianfreda e Maria Elisabetta Novello – hanno accettato la sfida di confrontarsi con questo capolavoro. Ognuno ha creato un’opera ispirata alla tela di Tintoretto, dando vita a un dialogo tra passato e presente che rende l’esposizione ancora più coinvolgente. È interessante vedere come il dolore, il sacrificio, l’assenza e la memoria vengano riletti con linguaggi artistici diversi, attualizzando il messaggio del dipinto.

Quello che rende questa mostra così speciale è che i temi trattati sono universali: non è necessario essere cattolici per sentirsi in sintonia con le emozioni espresse dagli artisti. Il dolore, la perdita, la speranza sono esperienze di tutti, indipendentemente dalla fede. Ciascuna opera, sia quella di Tintoretto che quelle contemporanee, ci parla di qualcosa di profondo e comune, che riguarda l’essere umano in quanto tale.

Lo spazio espositivo è perfetto: la scelta di disporre le quattro opere contemporanee attorno alla Deposizione permette di avere sempre un confronto visivo diretto tra passato e presente. Lo sguardo si sposta naturalmente tra il capolavoro cinquecentesco e le interpretazioni moderne, creando un dialogo continuo che arricchisce l’esperienza della visita.

Questa mostra è interessante anche per il tempo di Quaresima. La Deposizione di Tintoretto non è solo un capolavoro della storia dell’arte, ma è anche un’immagine profondamente umana del dolore e della speranza. È una riflessione sulla sofferenza che attraversa la vita e sull’attesa di qualcosa che vada oltre la morte.

Se avete l’occasione, vi consiglio di visitarla. Fino al 25 maggio 2025, al Museo Diocesano di Milano.